sabato 20 febbraio 2016

L'uomo e la natura - Gli effetti del buon governo di Ambrogio Lorenzetti

Scrive Eugenio Turri, in "Antropologia del paesaggio", che l'arte «costituisce una delle attività con cui l’uomo scopre e annette il paesaggio alla cultura». È proprio grazie all’arte pittorica che prende forma il significato moderno di paesaggio, a partire dalla declinazione rinascimentale, che ne fa lo scenario prospetticamente organizzato delle azioni umane, per poi passare ai landschap fiamminghi, in cui il paesaggio diventa protagonista dell'opera, fino ai "paesaggi sentimentali" del romanticismo.
Il paesaggio emerge quando un soggetto si pone di fronte al mondo e incornicia ciò che si dispiega davanti ai suoi occhi. Esso non è una entità in sé, ma si costituisce nel rapporto fra lo sguardo umano e lo spazio circostante. Senza quello sguardo, la natura rimarrebbe un panorama muto, privo di quella dimensione psicologica che è parte integrante del paesaggio. Questo rapporto, essendo fondato su un elemento soggettivo, risente pertanto dei mutamenti etici, culturali e storici. Il paesaggio, dunque, ha una dimensione diacronica, in quanto risultato di momenti diversi; esso costituisce una nozione estremamente dinamica poiché modifica incessantemente le sue forme e i suoi contorni.
Dopo la pittura romana, per più di mille anni, scompare dall'arte occidentale la rappresentazione dei paesaggi naturali. In questi secoli la natura è avvertita come un nemico da cui difendersi, un'entità ostile o tentatrice da domare e governare.
Il primo vero paesaggio naturale lo troviamo in un affresco del ciclo dell'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, realizzato negli anni fra il 1338 e il 1340. 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena.


In piena civiltà comunale, all'indomani della predicazione francescana che assegnava a ogni vivente, animale o pianta, la stessa dignità di creatura di Dio e all'indomani della svolta di Giotto, che accoglieva nella sua pittura elementi paesaggistici naturali e cittadini, rappresentati secondo certi criteri di verosimiglianza, si assiste all'emergere di una nuova sensibilità nei confronti della rappresentazione del panorama naturale.

Giotto, Storie di San Francesco, Dono del mantello, 1296-99 ca., Assisi, Basilica superiore.
Se Cimabue e Giotto avevano riconquistato la realtà fisica e psicologica dell'uomo, dobbiamo ad Ambrogio Lorenzetti, la riconquista della realtà naturale. Quest'opera rappresenta infatti il primo grande paesaggio dipinto dopo l’antichità, sebbene ancora intriso di valenze allegoriche. Nell'affresco, il panorama rurale ed urbano diventa per la prima volta soggetto principale; in passato veniva ignorato a favore del fondo oro o utilizzato semplicemente come sfondo di una narrazione. Tuttavia, malgrado l'accurato realismo, questa rappresentazione non era fine a se stessa: più che un vero paesaggio, costituiva una allegoria etico-politica.

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, particolare, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena.

Questi affreschi, commissionati dal Governo della Città di Siena, vengono realizzati su tre pareti della Sala dei Nove nel Palazzo Pubblico di Siena e illustrano le Allegorie del Buono e del Cattivo Governo e i loro effetti sulla vita della città e della campagna. I Nove sono i magistrati più importanti della città, e i dipinti, con la veduta panoramica di Siena e del suo territorio, prosperosi e felici sotto il buon governo della città, intendono proporsi come un monumento alla saggezza del loro governo. Sebbene opera allegorica, dal forte significato politico, occorre riconoscere lo spiccato gusto per la narrazione (maggiore di quello presente nelle opere di Giotto) e la vivacità e il realismo della rappresentazione, che riproduce la realtà contemporanea, potentemente caratterizzata dal fenomeno dell’urbanizzazione. Mai prima di allora un tema laico era stato elevato con tale grandiosità allo stesso livello dei temi sacri.

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, particolare, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena.

Negli Effetti del Buon Governo la prospettiva a volo d’uccello, giocata su più punti di vista, guida lo sguardo dell’osservatore attraverso le dolci colline dell'ordinata campagna senese, accuratamente coltivata e popolata da contadini e pastori. Si vedono filari e fattorie, contadini al lavoro, mercanti
e viaggiatori per le strade. La figura alata simboleggia la sicurezza. Essa regge in mano una forca da cui pende un impiccato: si tratta di un monito rivolto ai criminali e ai ladri di strada, che intendano
turbare la pace delle campagne.
Nella parte sinistra dell’affresco Ambrogio riproduce la brulicante vita cittadina, con gli alti edifici, le botteghe aperte, gli abitanti laboriosi, dediti all'artigianato, al commercio, all'attività edilizia, il gruppo di giovani danzatrici al centro, simbolo di gioia e armonia. Tutta la scena è pervasa da un senso di grande operosità e ottimismo.

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-1340, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena.

Scrive Caroli: “Questo è l’esatto momento nel quale il «pensiero in figura» occidentale, con uno scatto ideativo di indicibile potenza, torna ad agganciare la realtà: non solo la realtà fisica e psicologica dell’uomo (questo è un traguardo già toccato da Cimabue e da Giotto), ma la realtà naturale, la natura visibile”.



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