venerdì 15 dicembre 2017

I mostri entrano dalla finestra

Le notti di Salem.

Porte e finestre sono, nei film horror, molto più che meri elementi scenografici, ma fanno parte integrante dell'universo significante legato a questo genere cinematografico, tanto che, durante la visione, se vediamo un personaggio sostare presso una finestra o aprire una porta chiusa, noi ci prepariamo a fare il balzo sulla sedia, perché nei film del terrore spesso i mostri entrano dalla finestra e dietro le porte chiuse ci sono realtà che è meglio non scoprire.
In Poltergeist: demoniache presenze, il tetro albero secolare di fronte alla casa, si trasforma in un mostro orribile che entra dalla finestra e cattura il piccolo Robbie; in Venerdì 13 sono frequenti gli attacchi di Jason alle sue vittime proprio attraverso una finestra e in Le notti di Salem il bambino vampiro entra dalla finestra a far vittime. I mostri e i fantasmi, inoltre, stazionano come ombre inquietanti dietro i vetri di una finestra del piano di sopra, come in Psycho o The Others. Ci sono case del terrore in cui le finestre trasformano la facciata in una presenza sinistra e viva, come in Amitiville o nel film di Pupi Avati "La casa dalle finestre che ridono".

Psycho.

Nel primo film di Zombi, La notte dei morti viventi, del 1968, gli uomini barricati in un'isolata villetta di campagna sono assediati dagli zombi che cercano di entrare attraverso i punti deboli dell'edificio, che sono i punti di accesso, cioè le porte e le finestre, che per questo bisogna puntellare e proteggere.
Cupo, pessimista, duro, il primo film di Romero, ispirato al romanzo di Matheson Io sono leggenda, si presta a numerose interpretazioni. Se nei film degli anni Cinquanta (in piena Guerra fredda), il momento dell'assedio, da parte di mostri, alieni invasori o pellerossa, rappresentava il momento in cui, di fronte alla minaccia, gli uomini trovavano un'intesa e, forti dei loro valori comuni, riuscivano efficacemente a farvi fronte, nel film di Romero i personaggi, chiusi nella casa, costretti a difendersi da un nemico che non comprendono, si attaccano e si distruggono tra di loro. I vivi, dotati di razionalità e coscienza, sono capaci della stessa violenza e della stessa forza di annientamento dei morti viventi, che sono privi di qualunque volontà e soggettività e si muovono per inerzia come degli automi spinti dalla coazione a ripetere il gesto antropofagico di divoramento degli esseri viventi. E le finestre della casa, da cui gli zombi cercano di introdursi all’interno, non sono altro che specchi che riflettono l'immagine dei vivi barricati dentro.

La notte dei morti viventi, regia di George A. Romero.
Nella cupa visione del mondo di questo regista, il morto vivente non è altro che l'uomo stesso, spogliato delle sovrastrutture culturali, che in condizioni normali vengono celebrate come nobile civiltà e che in stato di emergenza si rivelano delle convenzioni accessorie di cui ci si spoglia con facilità, rivelando la vera essenza di quella civiltà, che è pura e semplice volontà di sopraffazione. Se nella cinematografia precedente, l'assediante, cioè il mostro o l'alieno o l'indiano, rappresentava l'alterità radicale, la minaccia che arriva da un esterno lontano e sconosciuto, il nemico, il negativo assoluto, nel film di Romero alla fine, tra assediati e assedianti, non vi è più molta differenza e la distruzione comincia dall’interno. Il primo elemento a decomporsi è la famiglia tipo, il vero fulcro basilare della società americana, che si autodivora letteralmente (la figlia mangia il padre, il fratello ammazza la sorella). La supposta integrazione razziale mostra drammaticamente i suoi limiti e le forze di polizia che devono garantire la sicurezza si rivelano ottuse e violente.
Il film si conclude negativamente ed in modo beffardo, spiazzando ulteriormente lo spettatore che si sarebbe aspettato un finale positivo. La Notte dei Morti Viventi inaugura il nuovo corso dell'horror della seconda metà del XX secolo, rompendo le convenzioni del gotico e proiettando sul grande schermo, in forma millenaristica e apocalittica, i problemi di un mondo in rapido mutamento. Sin dall’uscita nelle sale, critici e storici cinematografici videro in questo un film sovversivo che operava una critica contro la società statunitense degli anni sessanta, contro il Capitalismo occidentale, contro la Guerra Fredda, il razzismo, la guerra del Vietnam.

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